martedì 28 agosto 2012

Sand men...


 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Uomini sabbia spesso  dal volto sgretolabile….
 
Troppo spesso  sconosciuto il coraggio d’affrontare sé e altri
per  Essere
e non per rappresentarsi.
Troppo flebile il coraggio, quando  fotografa solo esteriorità.

 
Mi chiedo dove sia quel  coraggio di verità, dal sapore antico e acre,
che  liberi sovrastrutture e arrivi dritto al cuore.
L’uomo, la sua sabbia, il suo volto, la sua interiorità.
E la fierezza  d’essere solo e semplicemente ciò che si è.
Senza timori. Con semplicità.

 
Perché accettare sé significa aprirsi alla complessità dell’altro
senza false paure, preclusioni o inibizioni;
significa accettare  luci e ombre della complessità umana,
significa individuare peculiarità di ciascun uomo senza esserne spaventati.
Significa divenire insofferenti ai teatrini, alle falsità.

 
E se anche la sabbia ricopre temporaneamente un volto, 
almeno quell’uomo deve saper sempre riconoscere sé…

 
Alla tua  consapevolezza, architetto…
al coraggio a denti stretti.
Raffaella Colombo
 


sabato 11 agosto 2012

Il fanciullino....









Giovanni Pascoli: Pensieri e discorsi, 1907
...È dentro noi un fanciullino  che non solo ha brividi…ma lagrime ancora e tripudi suoi. Quando la nostra età è tuttavia tenera, egli confonde la sua voce con la nostra, e dei due fanciulli che ruzzano e contendono tra loro, e, insieme sempre, temono sperano godono piangono, si sente un palpito solo, uno strillare e un guaire solo. Ma quindi noi cresciamo, ed egli resta piccolo; noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare, ed egli vi tiene fissa la sua antica serena maraviglia; noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce, ed egli fa sentire tuttavia e sempre il suo tinnulo squillo come di campanello. Il quale tintinnio segreto noi non udiamo distinto nell'età giovanile forse così come nella più matura, perché in quella occupati a litigare e perorare la causa della nostra vita, meno badiamo a quell'angolo d'anima d'onde esso risuona…
….Forse gli uomini aspettano da lui  chi sa quali mirabili dimostrazioni e operazioni; e perché non le vedono, o in altri o in sé, giudicano che egli non ci sia. Ma i segni della sua presenza e gli atti della sua vita sono semplici e umili. Egli è quello, dunque, che ha paura al buio, perché al buio vede o crede di vedere; quello che alla luce sogna o sembra sognare, ricordando cose non vedute mai; quello che parla alle bestie, agli alberi, ai sassi, alle nuvole, alle stelle: che popola l'ombra di fantasmi e il cielo di dei. Egli è quello che piange e ride senza perché, di cose che sfuggono ai nostri sensi e alla nostra ragione. Egli è quello che nella morte degli esseri amati esce a dire quel particolare puerile che ci fa sciogliere in lacrime, e ci salva . Egli è quello che nella gioia pazza pronunzia, senza pensarci, la parola grave che ci frena. Egli rende tollerabile la felicità e la sventura, temperandole d'amaro e di dolce, e facendone due cose ugualmente soavi al ricordo. Egli fa umano l'amore, perché accarezza esso come sorella , accarezza e consola la bambina che è nella donna. Egli nell'interno dell'uomo serio sta ad ascoltare, ammirando, le fiabe e le leggende, e in quello dell'uomo pacifico fa echeggiare stridule fanfare di trombette e di pive, e in un cantuccio dell'anima di chi più non crede, vapora d'incenso l'altarino che il bimbo ha ancora conservato da allora. Egli ci fa perdere il tempo, quando noi andiamo per i fatti nostri, ché ora vuol vedere la cinciallegra che canta, ora vuol cogliere il fiore che odora, ora vuol toccare la selce che riluce….
…Tu non vuoi né ripetere il già detto né trovare l'indicibile; non vuoi essere né un'inutilità né una vanità. Vuoi il nuovo, ma sai che nelle cose è il nuovo, per chi sa vederlo, e non t'indurrai a trovarlo, affatturando e sofisticando. Il nuovo non s'inventa: si scopre.
Il fanciullino


E per quanto vi sia ferrea opposizione nel riconoscere ed assecondare la propria affiorante emotività fanciullesca...per quanto la si contrasti razionalmente...sarà comunque parte indissociabile di ciascuno di noi che con gioa, semplicità o tristezza, apre "al nuovo" dove " il nuovo non s'inventa: si scopre"... R.C.
foto Steve McCurry