giovedì 30 giugno 2011

Equus ferus...



Immagino…
che Marco Polo, nelle sue narrazioni, abbia ampiamente mostrato a Kublai Kan,
in senso figurativo, come trascendere  l’ingannevole apparenza delle parole…
per muoversi in sicurezza. 
Tuttavia Kublai Kan, diffidente, non si concede al viaggio di conoscenza.
Si sottrae e rimane lì, fermo ed impassibile, sul trono.
Perché mai dovrebbe muoversi?
Egli desidera che gli si mostri ancora qualcosa, direbbe Calvino,
che sarà sempre qualcosa d’altro…da farsi mostrare,
e poi altro, e altro, e altro, incessantemente...

-Ma tu, che cosa mostri?- Chiede Marco Polo.
-Le incertezze- incalza Kan, -convincimi tu che devo abbandonarle,
prospettandomi opportunità…-
-Così non inizieremo mai il viaggio…- Risponde lucido Marco Polo.
-adesso afferra tu la matita per disegnare.
E convinci me, delle tue qualità di viaggiatore…-
-Mi disegneresti un cavallo?-
-E perché mai?-
Tuttavia Kublai Kan osserva la matita a terra…

















Mi potresti, per cortesia, disegnare un cavallo?
Quasi tutti i bambini non avrebbero reticenze
e con generosità disegnerebbero.
Persino coloro che si credono incapaci.

Architetto, quale cavallo mi disegnerebbe?
Si penserebbe ad una bizzarria, un’insensatezza, una provocazione
o, con altrettanta fanciullesca generosità,
con sensibilità e fiducia si disegnerebbe? Senza spiegazioni.
Soddisfare con semplicità un desiderio altrui, seppur inconsueto…
significa lasciar trasparire ingenuità e stupidità
o la propria gratuità nell’offrire e la propria disponibilità?
Tra questo dualismo spesso conviviamo,
avvicinandoci talvolta all’uno o all’altro estremo.
Ma spesso con diffidenza e rifiuto dinnanzi a qualcosa
di incompreso e destabilizzante…

Forse alcune primarie disponibilità umane vanno riconosciute
e preziosamente preservate negli anni…
affinché il pensiero bambino, incuneato tra razionalità ed emotività,
rappresenti una positiva essenzialità,
una spinta propulsiva vitale,
per ogni uomo e la sua umanità, nell’ininterrotto corso della vita. 
Una spinta esplorativa di fiducia, nella totalità…

Certo, il trono può essere rassicurante…
ma ha un solo posto.
E quando si è seduti lì, si è soli.

Architetto, quale cavallo disegnerai che si animerà...?
O lascerai ancora a terra quella matita?
Raffaella Colombo





“Lo scettro va tenuto con la destra, diritto, guai se lo metti giù, e del resto non avresti dove posarlo, accanto al trono non ci sono tavolini o mensole o trespoli dove tenere, che so, un bicchiere, un posacenere un telefono; il trono è isolato, alto su gradini stretti e ripidi, tutto quello che fai cascare rotola e non si trova più..."

Italo Calvino “Il re in ascolto” Sotto il sole del giaguaro .






mercoledì 22 giugno 2011

Nessuno salta nel vuoto

Nessun salto nel vuoto.
Per quanto il vuoto non sia mai vuoto.














Spesso rifletto genericamente o circostanziando, rispetto all’ovvietà…
che, contraddittoriamente, sembra non sia ovvia
a colui che oppone a comprendere…
E non parlo di atteggiamento autoescludente, provocatorio, disilluso,
ma semplicemente di maschera trasparente posizionata sugli occhi
dove comunque l’ovvio filtra e si configura, nonostante tutto, come ovvio
ma la finzione prescinde dalla comprensione…e permane.
Vedo ma fingo di non vedere.
Forse perché più rassicurante, comodo, tutelante.
Fingo di non vedere. Per non affrontare.
Per non essere indotto al cambiamento.
Permango nella sospensione…


Chiedo scusa per aver rimosso lo scritto
a cui non corrispondono più i commenti.
Ma neppure le circostanze.
10 Novembre 2011
Raffaella Colombo







lunedì 13 giugno 2011

Gli artisti...bruciano





















La bellezza dell’artista…
Brucia?

Credo che il termine “astratto” non appartenga agli artisti,
o meglio che essi non si accontentino di un pensiero
quale espressione d’arte mentale;
la pittura e la scultura astratta ne sono esempio…
Credo piuttosto che concettualmente sia riferibile
a coloro che fruiscono dell’ arte.
A coloro che intraleggono, interpretano, immaginano, sognano,
rielaborano. Con l’arte.

Ma gli artisti da sempre, bruciano...
Vivono di fuoco ardente e non trattengono scintille
e carezze, dell’anima. Ne sono travolti, spesso soffrendo.
Bruciano amore, follia, passione, lentezza, serietà, rabbia,
Bruciano bellezza.
E la bellezza, per loro, deve trovare espressività.
Esserci.
Sentirla e trasmetterla.
E questa dirompente forza interiore si avverte intrattenibile.
La bellezza scabra non è travalicante.
Essa travalica la volontà stessa dell’artista.


Le pulsioni che li animano, agitano o addormentano a tratti,
emergono sempre e, con sensibilità  o ferocia,
inducono gli artisti a tradurre interiorità in arte, fisica, tattile,
quale espressività di desideri, pensieri, meditazioni,
lacerazioni, felicità,  grida… Per raccontarsi.
Perché nessuno desidera essere solo, credo…

Da millenni, essi cercano, penetrano, si insabbiano, si arrabbiano,
non trovano, abbandonano, ritornano, si alzano…
ma sempre affrontano l’essenza attraverso la materia.
Pensano e toccano. Afferrano.
Tramutano immaginazione in realtà quale pensiero tangibile…
Dipingono, scrivono, allineano parole, disegnano,
cantano, compongono musica,
scolpiscono, tagliano tele, soffiano vetri, piegano rami,
agitano braccia, realizzano architetture…

Gli artisti da sempre lavorano. Incessantemente.
Per se stessi e l’umanità.
Certo, errori, bizzarrie, emotività, discontinuità, contrasti,
spesso li accompagnano…ma ha importanza?

Raffaella Colombo



sabato 11 giugno 2011

Filologico...

Green Green...Hello? Unsustainable!


Carissimo Alejandro… Aravena,
scusa, ti disturbiamo oltreoceano,
solo per sapere se almeno tu ritrovi il Filo Logico…
Premio: Miglior Cervello Italiano Collegato.
Concorso: “Filologia” Cerebrale
Purtroppo non abbiamo vinto.
Siamo solo stati segnalati.
Meglio di niente, no?
Eppure avevamo attivato entrambi gli emisferi…

















Solo a noi, il Filo Logico.
Si, certo, la commissione tutta italiana
non si preannunciava nè agevolante, né predisposta 
a rilevare  nella nostra corteccia prefrontale
neuroniche idee all’avanguardia,
vibranti sinapsi incipienti …


Breve stralcio della ovvia Relazione non  vincente.
Scusate se sono Architetto.
Penso, rifletto, parlo, scrivo…riscrivo e non mi accontento.
Nell’intreccio di complessità teoriche quale humus fertile per la mente,
metempsicosi culturale in cui districarsi, groviglio di idee mutabili…
non mi accontento. Di stare.
Disegno, immagino, presuppongo… e non mi accontento.
Linee interrotte, frammentate, spezzate, chiaroscuri, tratteggi a china,
sezioni, prospetti, linee di definizione, scale ridotte, particolari al vero,
dettagli costruttivi…ipotesi, disegni tendenti all’infinito, disegni infiniti…
E non mi accontento. Di ridisegnare solamente.

Nessun filo logico ancora, vero Alejandro?
Ma ora, per presunta plasticità sinaptica,
decostruiamo e costruiamo positivamente... Forse.

Scusate se sono architetto e vorrei Fare Architettura.
E Costruire. E vedere nascere, seguire con cura e crescere opere.
E sentirle. E toccarle. E viverle.
E non mi accontento. Di essere Teorico.

Si, lo so, avevamo molte pretese…
Come, Alejandro, una relazione ovvia?
Ovvia  ma non scontata, almeno in Italia,
Come? Far restituire il Premio?
Allora c’era il filo logico… Grazie!

Un abbraccio mesocorticale ad intreccio collegato…
E’ sempre un piacere, con te.
Ti aspettiamo in Italia, non perdere il filo….


Architetto Inquieto...Italiano

giovedì 9 giugno 2011

Amoris et... Gio Ponti


Amate l'Architettura
Gio Ponti


Amate l'architettura, la antica, la moderna

amate l'architettura per quel che di fantastico, avventuroso e solenne ha creato - ha inventato - con le sue forme astratte, allusive e figurative che incantano il nostro spirito e rapiscono il nostro pensiero, scenario e soccorso della nostra vita; amatela per le illusioni di grazia, di leggerezza, di forza, di serenità, di movimento che ha tratto dalla grave pietra, dalle dure strutture;  amatela per il suo silenzio, dove sta la sua voce, il suo canto, segreto e potente; amatela per l'immensa gloriosa millenaria fatica umana che essa testimonia con le sue cattedrali, i suoi palazzi e le sue città, le sue case, le sue rovine…

amate l'architettura antica e moderna: esse han composto assieme quel teatro che non chiude mai, gigantesco, patetico e leggendario, nel quale noi ci moviamo, personaggi-spettatori vivi e naturali in una scena «al vero», inventata ma vera: dove si avvicendano giorno e notte, sole e luna, sereno e nuvole, vento e pioggia, tempesta e neve: dove ci sono vita e morte, splendore e miseria, bontà e delitto, pace e guerra, creazione e distruzione, saggezza e follia, gioventù e vecchiaia: l'architettura crea lo scenario della Storia, al vero, parla tutti i linguaggi…

amate l'architettura perché siete italiani, o perché siete in Italia; essa non è una vocazione dei soli italiani, ma è una vocazione degli italiani: l'Italia l'han fatta metà Iddio e metà gli Architetti: Iddio ha fatto pianure, colli, acque e cieli, ma i profili di cupole facciate cuspidi e torri e case, di quei colli e di quei piani, contro quei cieli, le case sulle rive che fanno leggiadre le acque dei laghi e dei fiumi e dei golfi in scenari famosi, son cose create dagli Architetti…

amate l'architettura per le gioie e le pene alle quali le sue mura, sacre all'amore ed al dolore, hanno dato protezione, per tutto quello che hanno ascoltato (se i muri potessero parlare!) ed hanno conservato in segreto: amatela per la vita che s'è svolta in essa, per le gioie, i drammi, le tragedie, le follie, le speranze (questa forma di follia), le preghiere, le disperazioni (questa forma di lucidità), i delitti stessi che rendono sacro - amoris et doloris sacrum: come è scritto sulla chiesa della Passione a Milano - ogni muro: muri, pieni di storia, di fatica, di vita e di morte, di poesia, di follia, di ricchezza e  di miseria…

amate l'architettura moderna, dividetene gli ideali e gli sforzi, la volontà di chiarezza, di ordine, di semplicità, d'onestà, di umanità, di profezia, di civiltà …
amate l'architettura moderna, comprendetene la tensione verso una essenzialità, la tensione verso un connubio di tecnica e di fantasia, comprendetene i movimenti di cultura, d'arte e sociali ai quali essa partecipa; comprendetene la passione; amatela nei grandi maestri …

amatela, l'architettura moderna, nei suoi giovani architetti d'ogni paese, valorosi ed entusiasti; nel suo grembo, con questi giovani, è il futuro, cioè il mistero delle infaticabili creazioni e delle speranze umane
amate i buoni architetti moderni, siate tifosi dell'uno o dell'altro: associate il vostro nome alle loro opere che resteranno anche col vostro nome; e amateli esigentemente, senza indulgenza; e fateli operare…

Gio Ponti 1957



Architetto, l'invito è di non essere reticente ed Amare...
l'Architettura che è la vita stessa... 
Raffaella Colombo

Facoltà di Architettura Civile. Milano

giovedì 2 giugno 2011

Pietrame...

Impeto, pietrame ustionante, lave basaltiche, detriti,
torrenti subglaciali, dighe, ponti, percorsi interrotti,
scosse telluriche, congiunzione di placche tettoniche,
dissesti…
ma inarrestabile e caotico fervore travolgente
di massi erratici, di costante impegno, costruzione,
positività emotiva

Orgoglio affiorante, affidamento reticente,
determinazione...
ma svettanti qualità interiori,
dilaganti fra unicità e passione,
fiorenti di preziose cesellature…
A te, architetto, questo paesaggio dell’anima.
In cui ti ritrovo.
Con la mano tesa.
Sempre la stessa. La tua.

Raffaella Colombo